La beffa di Unibos

Sku
88-7694-454-0
14,00 €
Curatore: Ferruccio Bertini e Francesco Mosetti Casaretto
Isbn: 88-7694-454-0
Collana: Gli Orsatti / ISSN 2283-2025
La beffa di Unibos
Maggiori Informazioni
ISBN88-7694-454-0
Numero in collana09
CollanaGli Orsatti / ISSN 2283-2025
CuratoreFerruccio Bertini e Francesco Mosetti Casaretto
Pagine144
Anno2000
In ristampa
DescrizioneLa beffa di Unibos
I Versus de Unibove (XI sec.) sono la variante mediolatina di un racconto folklorico, attestato in lingue e periodi diversi, diffuso in tutto il mondo per quelle vie misteriose per le quali passa il folklore. Per intreccio e contenuti, il divertente poema anonimo si può considerare sapido precursore di una certa novellistica Tre-Quattrocentesca in volgare, al cui centro domina il gusto per l’inganno come spassoso gioco d’astuzia, prima ancora che come racconto letterario. La particolarità è che qui il contadino, già bersaglio privilegiato della letteratura medievale, sembra presentato per la prima volta in luce positiva: dopo aver trovato per caso un tesoro, l’agricoltore protagonista diventa, infatti, vincente tessitore di una serie di spassose beffe «a cannocchiale» ai danni del giudice, del sindaco e del parroco di uno sconosciuto villaggio, capace di essere a un tempo, proprio per la sua riconoscibilità e indeterminatezza, comunità e metafora del mondo. Lungo le 216 rocambolesche strofe del poema il riso è assicurato, ma non senza colpo di scena. A sipario abbassato, Unibos getta la maschera: dietro di lui si nasconde il Nemico, ovvero il diavolo, dai cui pericolosi inganni bisogna sempre guardarsi. L’inatteso finale dà così l’impressione di un poeta, che sfida enigmisticamente il proprio lettore: ne cerca la spensierata complicità, per poi sconfessarla; ne sollecita l’ilarità, per poi, improvvisamente, redarguirla. I Versus de Unibove sono, dunque, uno straordinario esempio della funzionale duplicità dei testi medievali. La leggerezza del riso ci fa sperimentare la pesantezza della malignità, secondo i dettami strategici tipici di una certa produzione clericale: arguta, penetrante, divertita della comunicazione simultanea, di una lettura allusiva, che non converge mai su un unico punto focale, perché, essendo costruita sul parallelismo, è sintetica. Testo latino criticamente riveduto, traduzione italiana a fronte e prima introduzione di Ferruccio Bertini; seconda introduzione, note esegetiche e di commento, bibliografia di Francesco Mosetti Casaretto.