Piccolo vocabolario alessandrino-italiano (Pcit vucabulàri lisandrén-italian)

Sku
978-88-6274-725-7
25,00 €
Autore: Giovanni B. Fossati
Isbn: 978-88-6274-725-7
Collana: Strenne e guide
Piccolo vocabolario alessandrino-italiano (Pcit vucabulàri lisandrén-italian)
Maggiori Informazioni
ISBN978-88-6274-725-7
Numero in collana83
CollanaStrenne e guide
AutoreGiovanni B. Fossati
PagineXIV-378
Anno2016
In ristampaNo
DescrizionePiccolo vocabolario alessandrino-italiano (Pcit vucabulàri lisandrén-italian)
“…i dialetti sono il vero linguaggio dell’anima popolare... sono una ricchezza...”. Lasciare spegnere il nostro dialetto, che oggi pare muto e tuttavia è quanto mai presente e vivo, significa non amare la propria cultura, non voler ricordare la propria storia e dimenticare un passato che si è connaturato con l’“essere alessandrino”. Studiare le lingue minoritarie ha a che fare con l’identità, con le radici e anche con una visione diversa del mondo. Giovanni B. Fossati, appassionato delle tradizioni e del dialetto alessandrino, vuole rendere omaggio alla sua cara città tramandandone il linguaggio con questo Vocabolario alessandrino-italiano. Una lunga ricerca per ritrovare “...la radice affettiva e familiare dell’espressione”, pensando alle generazioni future e, come dice l’Autore, per non dimenticare o meglio “par nént ʃmentiè”. Dedicato a tutti gli alessandrini. Un ringraziamento per le immagini allo studio d’arte besenval.it (sito su Google Chrome).
Giovanni B. Fossati, alessandrino, laureato in Medicina e Chirurgia a Genova, specializzato in Pediatria, ha esercitato per molto tempo la professione presso l’Ospedale Infantile “C. Arrigo” di Alessandria, prima di trasferirsi come Primario pediatra presso l’Ospedale “San Giacomo” di Novi Ligure. Di Giovanni B. Fossati (Alessandria, classe 1933), nel catalogo delle Edizioni dell’Orso sono presenti: “a ‘m n’ aviʃ“ (me ne ricordo), ricordi d’infanzia, modi di dire, superstizioni e voci perdute della tradizione alessandrina, del 2014; Della parola e del linguaggio alessandrino, per poter comprendere e imparare la lingua dei nostri avi, del 2015.