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             approccio antropocentrico rispetto alla relazionalità con la realtà circostante,
             che ha condotto a un consumo indiscriminato dei beni a disposizione, fossero
             questi naturali o artefatti. Tale modalità si è però rivelata, in modo evidente,
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             come non più sostenibile : la scarsità delle risorse, materiali e immateriali, e la
             sempre più complessa interazione tra l’umano e l’ambiente impongono allora
             di ri-orientare il nostro vivere comune verso modalità che consentano di
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             preservare la possibilità di una condizione di benessere duraturo .
                La questione della sostenibilità si inserisce perfettamente nel quadro della
             durata. Essa infatti si pone come quell’insieme di strategie e prassi che
             precisamente si propongono di “far durare” le condizioni sulla base delle quali
             l’umano possa realizzarsi compiutamente, riorganizzandone scopi e bisogni; e,
             più in particolare, questo riferimento alla durata si specifica, proiettandosi in
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             un tempo dilato che tiene in conto le esigenze delle generazioni future : consiste
             quindi in un contemperamento tra la ponderazione dell’uso e dell’accesso alle




                46  In questa prospettiva Sebastiano Maffettone rileva la necessarietà del passaggio
             da un approccio egologico a un approccio ecologico; si veda: “Il ruolo dei valori”, Rivista
             di studi sulla sostenibilità, 1, 2011, p. 22.
                47  La possibilità di garantire un benessere duraturo fonda le politiche in tema di
             sostenibilità. In particolare, esse tengono in considerazione il benessere delle genera -
             zioni future. È stato già rilevato come sin dai primi documenti (la dichiarazione di
             Stoccolma del 1972, il Rapporto Brundtland del 1987) la dimensione intergene razionale
             sia stata il fulcro dell’impegno alla sostenibilità. Tuttavia, i profili problematici cui si
             espone la intergenerazionalità sono molteplici e di non facile risoluzione. Tra le prime
             riflessioni sul punto, H. Jonas, Il principio responsabilità: un’etica per la civiltà tecno -
             logica, Einaudi, Torino, [1979], 2009; J. Rawls, A theory of justice, Harvard University
             Press, [1971], 1999; R. I. Sikora, B. Barry, Obligations to future generations, cit.; E.
             Partridge (ed. by), Responsibilities for future generations. Environmental Ethics, cit.
             Tutt’oggi sembra ancora difettare una teorizzazione etica capace di giustificare la re -
             spon sabilità da assumere verso soggetti futuri, che consenta di definire gli obblighi in -
             com benti sui soggetti presenti, così come complesso appare ricondurre in capo ai sog -
             getti futuri dei diritti. Sulla dimensione giuridica dei diritti intergenerazionali,
             nell’ampio dibattito nazionale e internazionale e senza pretesa di esaustività, si rimanda
             sin d’ora a: D. Parfit, Reasons and persons, Clarendon Press, Oxford, 1984; J. Tremmel,
             A theory of intergenerational justice, Routledge, 2009; R. Bifulco, Diritto e generazioni
             future. Problemi giuridici della responsabilità intergenerazionale, Franco Angeli, Milano,
             2008; G. Zagrebelsky, Senza adulti, Einaudi, Torino, 2016; F. Menga, Lo scandalo del
             futuro. Per una giustizia intergenerazionale, Edizioni di storia e letteratura, Roma, 2016;
             T. Greco, “Da dove vengono i diritti delle generazioni future?”, in Etica & Politica, 1,
             2018, pp. 249-264.
                48  Cfr. B. Barry, “Sostenibilità e giustizia intergenerazionale”, in Iride, XII, n. 26.
             1999, pp. 35-85 e, dello stesso autore, Justice between generations, in P. M. S. Hacker,
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