ISBN | 978-88-3613-317-8 |
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Numero in collana | 187 |
Sottocategoria | Letteratura italiana |
Collana | Fuori Collana |
Autore | Pino Menzio |
Pagine | 144 |
Anno | 2022 |
In ristampa | No |
Nella sua capacità di conservare il ricordo di persone, cose ed eventi altrimenti perduti, la poesia li riscatta dalla loro caducità, salvandoli nella memoria del lettore con un gesto di amore, cura e devozione – e si fa così sede elettiva di quella pietas che è al centro delle riflessioni etiche di Gianni Vattimo. Se la scrittura letteraria è una forma di conoscenza della realtà, la pietas ne è il programma implicito, la forza progettuale interna che la connota affettivamente, e le permette di conoscere in profondità tutti gli ambiti dell’esperienza umana, compreso il male. La poesia è un atto di amore per il mondo anche per la sua capacità di connettere e armonizzare gli elementi del reale, come dimostrano la consonanza e coesione formale della sua costruzione. Ciò la rende il modello di un comportamento in grado di “tenere insieme” il mondo, di creare un’unità dai frammenti dispersi, conciliando contrasti e antinomie altrimenti distruttivi.
Se, con Gadamer, l’immagine poetica produce un aumento d’essere, un’intima trasfigurazione di ciò di cui parla, essa è capace di valorizzare anche le cose più minute e quotidiane, guardandole con amore, attenzione e vicinanza. Infine la poesia è una forma di amore per il mondo anche perché è un atto non-prensivo, un gesto che non afferra il proprio oggetto per imprigionarlo in un concetto, o per gettarlo senza remore nel processo produttivo, ma lo protegge e lo conserva. Tale mitezza produce un cruciale cambio dello sguardo, che sospende e contrasta il modo ordinario di vedere le cose, segnato dal predominio dell’economia e delle tecnoscienze.
In quest’ottica, incrociando l’ermeneutica di Gadamer e di Vattimo con le riflessioni di Tzvetan Todorov, Remo Bodei e Pier Aldo Rovatti, si ha una conferma del ruolo centrale della poesia (e più in generale della letteratura) nella vita contemporanea. Attraverso la poesia di Rilke e Ungaretti, di Giorgio Caproni, Antonella Anedda, Maurizio Cucchi e Milo De Angelis, ma guardando anche alla narrativa di Virginia Woolf e di José Saramago, il volume individua una precisa fisionomia dello sguardo poetico, il cui amore per il mondo si risolve in una peculiare felicità, in una circolarità affettiva e dialogica che accomuna non solo l’autore e il lettore, ma anche le cose raffigurate.
Pino Menzio è nato a Torino nel 1961. Ha studiato la tragedia greca (Prometeo, sofferenza e partecipazione, 1992), la metafora del viaggio (Il viaggio dei filosofi, 1994) e l’etica della creazione artistica (Orientarsi nella metropoli. Walter Benjamin e il compito dell’artista, 2002; Da Baudelaire al limite estetico. Etica e letteratura nella riflessione francese, 2008; Nel darsi della pagina. Un’etica della scrittura letteraria, 2010). Per le Edizioni dell’Orso ha curato la raccolta poetica Gioie della vista di Dámaso Alonso (2019; ed. spagnola 2021). Ha pubblicato due libri di poesia: Un piombo, un’anima (2013) e Mar abierto (2021, con testo italiano a fronte). È segretario del CIRVI (Centro Interuniversitario di Ricerche sul Viaggio in Italia) e membro della SICL (Società Italiana di Comparatistica Letteraria). È curatore del sito internet «Etica e letteratura».