ISBN | 978-88-3613-635-3 |
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Numero in collana | 01 |
Sottocategoria | Iberistica (Letteratura) |
Collana | OLHARES / SGUARDI. Culture di lingua portoghese / ISSN 2975-061X |
Autore | Joao Cezar de Castro Rocha |
Curatore | Matteo Rei |
Pagine | 88 |
Anno | 2025 |
In ristampa | No |
Nel luglio del 1843, un giovane brasiliano, alla soglia dei vent’anni, studente in Legge presso l’Università portoghese di Coimbra, scrisse una poesia destinata alla posterità, nel momento in cui, si può dire, il Paese indipendente non contava ancora ventun anni.
Intitolando adamiticamente la poesia Canção do exílio (‘Canzone dell’esilio’), Gonçalves Dias tenne a battesimo, seppur senza saperlo, un’esperienza di pensiero che, a partire dai suoi versi, diede forma a un tratto tipicamente brasiliano: l’esilio come forma paradossale d’identità.
La Canção do exílio è diventata una sorta di matrice testuale della poesia brasiliana tanto per le sue qualità intrinseche quanto per via dell’iter di consacrazione che si è venuto approntando fin dall’apparizione dei Primeiros Cantos.
Gonçalves Dias, secondo la sentenza di Antonio Candido, trasformò «ciò che prima era tema» in «esperienza, nuova ed affascinante». Non c’è dubbio. Ma cosa soggiace all’inquietante adozione dell’esilio come forma letteraria nel testo-matrice della poesia brasiliana? E se la Canção do exílio potesse anche essere letta come una poesia-sintomo?
João Cezar de Castro Rocha è professore ordinario di Letterature comparate presso l’Universidade do Estado do Rio de Janeiro (UERJ). Autore di una vasta opera critica tradotta in diverse lingue, tra i suoi lavori si segnalano Literatura e cordialidade. O público e o privado na cultura brasileira (1998), vincitore del Premio Mário de Andrade della Biblioteca Nazionale, e Machado de Assis: Por uma poética da emulação (2013), per il quale gli è stato attribuito il Premio per la critica e la storia letteraria dell’Accademia Brasiliana delle Lettere. Per il libro Origine della cultura e fine della storia (2003), realizzato insieme a René Girard e Pierpaolo Antonello, ha ricevuto em 2004, in Francia, il Premio Aujourd’hui. Visiting professor presso diversi atenei europei, americani e cinesi, è stato Presidente dell’Associazione Brasiliana di Letterature Comparate (ABRALIC).
Matteo Rei è professore associato di Letteratura portoghese e brasiliana presso il Dipartimento di Lingue dell’Università di Torino. È autore di un volume su Raul Brandão (2011) e di uno studio sulla letteratura portoghese di fine Ottocento (2012). Ha inoltre curato l’edizione critica commentata del poema drammatico Belkiss di Eugénio de Castro (2016). Suoi contributi sono apparsi in volumi, atti di convegni e su riviste italiane e straniere. Si occupa prevalentemente della letteratura portoghese tra XIX e XX secolo, del teatro di Gil Vicente e della produzione poetica tra Camões e il periodo barocco.