Ghirlanda

Che cosa abbia potuto indurre un maturo gentiluomo, un intellettuale bon vivant laureato a suo tempo in filosofia teoretica, professionalmente dedito, poi, per anni, al management e alla formazione pubblicitaria, e autore di saggi specializzati, ad affidare, con una scelta straordinaria, anomala e sorprendente, a impeccabili terzine dantesche un fascinoso poemetto (allegorizzante e visionario, autobiografico e non, ricco di ampi e articolati riferimenti culturali, e strutturato in forma meta-autoriale), (...) ecco, che cosa lo abbia potuto indurre non saprei dire: o dovrei fare ricorso a motivazioni probabilmente eccentriche. (...) Meno difficile invece, nel nostro caso, inventariare le suggestioni culturali: meno difficile, non più facile. Perché se Omero, Dante, i Provenzali e gli Stilnovisti, Petrarca, Eliot e Mann e Proust (per non parlare del pervasivo Ariosto), e altri ancora occhieggiano nel coté letterario dell’opera (mentre in quello filosofico ed epistemologico compaiono Aristotele, Tommaso e Ockham, gli Gnostici ed Einstein, Croce e Gentile e Deleuze ma anche, e addirittura in funzione di personaggi dialoganti Paci, Geymonat e Wittgenstein, e altri ancora), impliciti ma bene attivi mi sembra che si muovano in profondità altri dotti riferimenti. (...) Il libro, di grande pregio per la parola poetica (di ‘poesia pensante’) così densa e intensa (in un certo senso post-moderna per lo spirito con cui fa parlare a noi criticamente il passato), è poi impreziosito dalle illustrazioni, appositamente predisposte, di un pittore di notevole valore, Mario Annone: esse devono essere considerate non come aggiuntive, ma come integrative e funzionalmente cooperanti, in virtù della stretta relazione con i testi, di cui sono altrettanto cattivante sfondo e commento.

(dalla Prefazione di Gian Luigi Ferraris)