Ludovico Gritti. Il figlio del Principe di Venezia

Sku
978-88-3613-183-9
40,00 €
Autore: Gizella Nemeth Papo, Adriano Papo
Isbn: 978-88-3613-183-9
Collana: ISTER / ISSN 2612-2286
Maggiori Informazioni
ISBN978-88-3613-183-9
Numero in collana06
SottocategoriaMagiaristica (Letteratura)
CollanaISTER / ISSN 2612-2286
AutoreGizella Nemeth Papo, Adriano Papo
PagineXXVIII-424
Anno2021
In ristampaNo

Ludovico (Alvise) Gritti era il figlio naturale del doge di Venezia, Andrea; perciò, sul Bosforo lo chiamavano Beyoğlu, che nella lingua turca significa propriamente “il figlio del principe”. Era nato attorno al 1480 a Costantinopoli, dove il padre esercitava con successo il mestiere di mercante e di banchiere. Sua madre, di cui non si conosce la nazionalità, era molto probabilmente una concubina del padre. Ludovico Gritti era dotato d’un fisico molto robusto ma ben proporzionato, all’apparenza giovanile anche in età avanzata. Era stimato da tutti uomo di spirito grandissimo e d’eccellente ingegno. Stabilitosi definitivamente sul Bosforo, aveva seguito le orme del padre dedicandosi anche lui e con notevoli profitti alla professione di mercante e di banchiere. Fu un eccellente partner commerciale della Repubblica di Venezia, ma anche un suo fedele informatore politico-militare. Divenuto uno degli uomini finanziariamente più potenti di Costantinopoli grazie anche alla protezione di cui godeva da parte del gran visir İbrahim pascià e del sultano Solimano il Magnifico, Ludovico Gritti non tardò a entrare in politica, salendo alle più alte cariche del Regno d’Ungheria di Giovanni Zápolya. In breve tempo il figlio del doge divenne consigliere regio, sommo tesoriere e governatore del Regno d’Ungheria, conte di Máramaros (Maramureș), comandante supremo dell’esercito magiaro, vescovo eletto di Eger, signore delle località dalmate di Clissa, Poglizza e Segna. Tuttavia, i suoi metodi dispotici di governo, il suo immenso potere politico e finanziario e le sue smisurate ambizioni – era addirittura corsa voce che aspirasse alla corona magiara e che si fosse fatto musulmano per entrare nella schiera dei pascià ottomani – gli procurarono numerosi avversari sia in Ungheria che a Costantinopoli. Cadde perciò vittima dell’odio dei suoi nemici, trovando una morte atroce a Medgyes (Mediaș), in Transilvania, il 29 settembre 1534.
In questo studio, gli Autori si propongono di dare una risposta a un quesito che molti storici si sono posti, cioè se Ludovico Gritti sia stato un fedele servitore e strumento della Sublime Porta, un leale funzionario del re Giovanni Zápolya, un agente della Repubblica di Venezia o soltanto un ambizioso avventuriero, tipico “principe del Rinascimento”, o ancora un mercante che cercò d’inserirsi nel gioco della grande politica europea di quel cruciale momento storico e di sfruttare le contraddizioni di quella magiara per consolidare i propri interessi economici e finanziari.

Gizella Nemeth Papo si è laureata in Storia presso l’Università degli Studi di Trieste. Ha fondato e presiede il Centro Studi Adria-Danubia di Duino Aurisina (Trieste). È membro della Società Ungherese di Storia.
Adriano Papo, già docente dell’Università di Udine, si è laureato in Ingegneria chimica e in Storia presso l’Università degli Studi di Trieste. Ha conseguito il PhD in Scienze storiche presso l’Università degli Studi di Szeged (Ungheria). È socio fondatore e presidente dell’Associazione Culturale Italoungherese «Pier Paolo Vergerio» di Duino Aurisina (Trieste). È membro estero dell’Accademia Ungherese delle Scienze. È membro dell’Associazione Internazionale di Studi Ungheresi e della Società Ungherese di Storia.
Gizella Nemeth Papo e Adriano Papo sono autori di numerosi saggi e volumi sui rapporti storico-culturali italoungheresi, con particolare attenzione all’epoca tardomedievale e moderna. Hanno fondato e dirigono i periodici «Quaderni Vergeriani», «Studia historica adriatica ac danubiana» e «Adria-Danubia», nonché la collana di studi e documenti «Civiltà della Mitteleuropa». Hanno organizzato importanti convegni di studi internazionali, curandone la pubblicazione degli atti. Hanno vinto nel 2001 il Premio Internazionale di saggistica «Salvatore Valitutti» per l’opera prima Storia e cultura dell’Ungheria (Rubbettino, 2000). Nel 2014 sono stati insigniti da parte della Repubblica d’Ungheria della Medaglia d’Onore «Pro Cultura Hungarica».