Piruç myò doç inculurit e o biello dumnlo di valor
ISBN | 978-88-6274-740-0 |
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Numero in collana | 01 |
Collana | Scrittura e scrittori. Nuova serie / ISSN 2611-6111 |
Autore | Silvio Melani |
Pagine | 148 |
Anno | 2017 |
In ristampa | No |
Descrizione | Piruç myò doç inculurit e o biello dumnlo di valor |
Piruç myò doç inculurit e [O] biello dumnlo di valor, due delle tre più antiche liriche composte in lingua friulana, sono giunte a noi in maniera del tutto fortunosa, su lacerti di pergamena. Nonostante siano state, a partire dall’Ottocento, oggetto di varie edizioni e di studi puntuali, molti luoghi del loro testo hanno fino ad oggi resistito all’acribia dei filologi. Inoltre, il testo di Piruç myò doç inculurit ha finora lasciato senza risposta certa alcune domande importanti: quando fu scritto e da chi? Di quale genere di poesia si tratta? E cosa intendeva davvero il poeta con l’immagine del Piruç (‘pera’) che apre il primo verso del ritornello, senz’altro inaspettata in una lirica amorosa di tono cortese? Ma molti altri interrogativi si pongono a chi legge il testo non frettolosamente. E soprattutto a chi lo legge insieme all’altro, [O] biello dumnlo di valor, di certo non meno problematico. Da qui la scelta di riesaminare a fondo entrambe le liriche, in due saggi distinti ma che si richiamano continuamente e che, senza pretendere di giungere a conclusioni definitive, formulano nuove ipotesi, tanto per la ricostruzione di luoghi controversi delle due poesie quanto per la loro esegesi, condotta con l’ausilio di altri testi e di raffronti iconografici. Se l’autore ha visto bene, un mondo segreto e costretto alla clandestinità ha celato alcuni dei suoi insegnamenti (e delle sue paure) in queste due liriche all’apparenza “disimpegnate”, “ingenue”.
Silvio Melani è dottore di ricerca in Filologia Romanza all’Università di Firenze e in Scienze Linguistiche e Letterarie all’Università di Udine. Oltre a edizioni critiche di testi occitani e in lingua d’oïl, ha pubblicato saggi su testi di varie lingue romanze medievali e (con R. Manetti) una traduzione del Roman de la rose (Alessandria, 2015). Appassionato di storia, di antropologia culturale e di ermeneutica, ha pubblicato anche lavori storici e di mitologia comparata.