Letteratura, politica e religione in Italia e in Ungheria (secc. XV–XVIII)

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978-88-6274-481-2
20,00 €
Curatore: István Bitskey, Amedeo Di Francesco, Orsolya Száraz
Isbn: 978-88-6274-481-2
Collana: ISTER / ISSN 2612-2286
Letteratura, politica e religione in Italia e in Ungheria (secc. XV–XVIII)
Maggiori Informazioni
ISBN978-88-6274-481-2
Numero in collana03
CollanaISTER / ISSN 2612-2286
CuratoreIstván Bitskey, Amedeo Di Francesco, Orsolya Száraz
PagineIV-328
Anno2013
In ristampaNo
DescrizioneLetteratura, politica e religione in Italia e in Ungheria (secc. XV–XVIII)
Premessa • L. Havas, Il panegirico di Cortese e le relazioni diplomatiche tra Mattia Corvino e il Papato • I. Puskás, La sfortuna di Aurelio Brandolini e del suo dialogo De comparatione rei publicae et regni • A. Di Francesco, Mito, cultura e potere nel Rinascimento ungherese • F. Tateo, Fondamenti etici dell’edonismo in un trattato del veneziano Daniel Barbaro • G. A. Palumbo, Il Dialogo dei colori di Ludovico Dolce • S. Benedetti, Giulio Simone Siculo, maestro, poeta e oratore • V. De Caprio, Sacro e profano nella lirica romana fra Rinascimento e Controriforma • J. Papp, Formularità e logonimi in un canto storico di Miklós Bogáti Fazekas • M. Imre, Il topos della Querela Hungariae nella letteratura ungherese del XVI secolo • I. Bitskey, Il destino della nazione nei topoi della letteratura ungherese antica • G. Tamás Fazakas, Le immagini dell’identità confessionale e dell’identità nazionale nei libri di preghiera della letteratura calvinista ungherese del XVII secolo • G. Mikó, Il discorso funebre in latino di Martin Opitz tenuto in Transilvania • M. Gáti, La politica dell’atto discorsivo della dedica nella traduzione dello Spiritus principalis di Mihály Teleki il Giovane • I. Mercs, La possibilità di una utilizzazione dei testi di Pázmány nelle opere di Didák Kelemen e di Pál Bernárd • O. Száraz, La fortuna delle opere di Paolo Segneri in Ungheria • Nota editoriale • Tavola toponomastica comparata • Indice dei nomi
Buda e la corte di Mattia Corvino “visitate” in un dialogo di Aurelio Brandolini ed evocate in un panegirico di Alessandro Cortese; l’Ungheria ripercorsa nei vari luoghi e vicende che la videro grande protagonista della storia e un vivace principato di Transilvania i cui confini resi incerti dai conflitti politici e religiosi non impedirono a un nostalgico cantore (Ambrus Görcsöni) e a un umanista attratto dalla Riforma (Miklós Bogáti Fazekas) di creare – sulle movenze di una poesia epica che si avvale dello stile formulare di ascendenza antico-magiara – nuove mitologie che spaziano dagli Hunyadi a Giorgio Castriota Scanderbeg; Venezia che produce un trattato di Daniel Barbaro in cui il mito di Psyche viene riletto secondo le esigenze della retorica o che vive in alcune sue mode nelle allusioni contenute in un dialogo di Ludovico Dolce; la Roma delle Accademie e del Papato che accoglie l’oratoria di Giulio Simone Siculo e la poesia lirica di Antonio Querenghi, Antonio Bruni e di Maffeo Barberini; l’Europa centrale percorsa dai brividi del sempre più pressante pericolo turco presentato in tutta la sua realistica crudezza dal topos della querela Hungariae; i vari luoghi che vedono la natio Hungarica, nostalgica della perduta fertilitas, perseverare nel tentativo di conservare la propria fisionomia culturale e nazionale; l’Ungheria nord-orientale che caldeggia la convinta intenzione di ritrovare e percepire quella coscienza identitaria in una diversa identità confessionale elaborata anche nei libri di preghiera; ancora la Transilvania culturalmente arricchita dal discorso funebre di Martin Opitz e, in fatto di speculum regis, dall’esercizio traduttivo mostrato nello Spiritus principalis di Mihály Teleki il Giovane; le province e gli angoli più sperduti di una Ungheria ormai asburgica – riconquistata o mantenutasi fedele al cattolicesimo – in cui si leggevano le opere di Didák Kelemen e di Pál Bernárd forgiate sul modello di Péter Pázmány (il «Cicerone con la porpora») o si ascoltavano le prediche dei sacerdoti formatisi sui testi di Paolo Segneri conosciuti grazie a una straordinaria, capillare diffusione. Questi i vari luoghi della geografia letteraria disegnata dai contributi raccolti in questo volume, espressione della unione di competenze diverse e però convergenti nell’intento di offrire un articolato quadro d’insieme in cui ricomprendere le componenti forse più importanti di una lunga stagione storico-politico-religiosa decisiva per le sorti dell’area danubiana in generale, di quella ungherese in particolare, caratterizzate ambedue da un’interazione culturale con l’Italia davvero notevole.
István Bitskey, socio ordinario dell’Accademia Ungherese delle Scienze e professore emerito dell’Università di Debrecen, è uno dei maggiori studiosi della letteratura ungherese del Rinascimento e del Barocco. In Italia ha pubblicato il volume Il Collegio Germanico-Ungarico di Roma. Contributo alla storia della cultura ungherese in età barocca (Roma, Viella, 1996). Amedeo Di Francesco è professore ordinario dell’Università di Napoli «L’Orientale» e dottore h.c. delle Università di Miskolc e Debrecen. I suoi più recenti interessi scientifici riguardano la storia delle idee in ambito danubiano. In questa collana ha pubblicato il volume Mitografia letteraria ungherese (2008). Orsolya Száraz è ricercatrice presso l’Università di Debrecen. I suoi interessi scientifici si rivolgono al Sei e Settecento d’Italia e d’Ungheria. Si occupa di letteratura e storia religiosa, dell’attività dei Gesuiti in particolare. Ha pubblicato un libro sulla ricezione ungherese di Paolo Segneri SJ (2012).