Mitografia letteraria ungherese

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978-88-6274-078-4
16,00 €
Autore: Amedeo Di Francesco
Isbn: 978-88-6274-078-4
Collana: ISTER / ISSN 2612-2286
Mitografia letteraria ungherese
Maggiori Informazioni
ISBN978-88-6274-078-4
Numero in collana02
CollanaISTER / ISSN 2612-2286
AutoreAmedeo Di Francesco
PagineVIII-184
Anno2008
In ristampaNo
DescrizioneMitografia letteraria ungherese
Premessa • Petrarca e gli Angioini di Napoli come tema letterario ungherese • Un capitolo di storia ungherese nella drammaturgia di Piero Veròli • Croazia, Ungheria e Italia nella geografia letteraria di Imre Madách. Un contributo all’interpretazione della tragedia Mária királynŒ (La regina Maria) • La regina Edvige in un’opera scenica di JenŒ Rákosi • Pippo Spano, personaggio letterario • Dall’agiografia alla mitografia: San Giacomo della Marca e gli Hunyadi • Barlezio ed oltre: Scanderbeg nella letteratura ungherese (secc. XVI-XVII) • Il drago e la cripta. Riflessioni in margine al mito di István Báthory • Nostalgia dell’Oriente: il tema della Magna Hungaria nella letteratura ungherese • L’idillio impossibile: Capri nella letteratura ungherese • La malia di un sogno disturbato: Pest nella letteratura ungherese • Da mito a modello dell’alterità: il garabonciás diák – grabancija£ dijak ungaro-croato nella poesia di Sándor Antal • Nota editoriale • Indice dei nomi
In Ungheria il mito non racconta quasi mai storie sacre, ma invita alla conoscenza di un’avventura storica fieramente orgogliosa della propria specificità. Si adducono qui solo alcuni esempi. La vicenda degli Angioini di Napoli e di Ungheria ha interessato un pò tutte le letterature d’Europa: ma come è stata recepita da quella ungherese, in particolare da Imre Madách, il sommo drammaturgo che va a scuola anche del Petrarca e di Giambattista Vico per poter ricostruire e rivivere le grandi piccolezze dell’umana condizione? La logica narrativa di tante scritture ungheresi non solo risponde a questa domanda, ma vuole anche indicare gli stereotipi fondanti della regalità (Sigismondo di Lussemburgo, Mattia Corvino, István Báthory), della santità (Edvige, Giacomo della Marca) e della virtus (János Hunyadi, Scanderbeg, Miklós Zrínyi), in una geografia letteraria che ci porta da Buda a Napoli, che unisce Alba Iulia a Cracovia e a Vienna, che spazia dall’Albania alla Transilvania e non impedisce al Mediterraneo di rapportarsi con i Carpazi. Miti e archetipi, fra nostalgie e rimpianti, conducono talora a un’Eurasia rivissuta in dolci fantasie che contrastano con le dissolvenze di una Pest così spesso immalinconita nelle sue stanche emozioni di fine secolo. E allora il Danubio di Endre Ady non sorride, ma si impettisce cinico e indispettito dinanzi a una umanità che non vorrà ritrovarsi nemmeno nella dimensione evasiva di immagini oniriche che catturano una Capri tutta cerebrale. E così, dove storia, letteratura e antropologia si confondono in un groviglio inestricabile, l’antico sorriso beffardo e malinconico del falso studente negromante ungaro-croato prevale su ogni tentativo raziocinante e conserva tutta la sua attualità.
Amedeo Di Francesco è Professore ordinario di Lingua e letteratura ungherese presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e Dottore honoris causa all’Università di Miskolc. I suoi principali campi di ricerca riguardano le forme e gli esiti più significativi della letteratura ungherese dell’Umanesimo, del Rinascimento e del Barocco: la letteratura neolatina, la narrativa in versi del XVI secolo, la lirica e la drammaturgia di Bálint Balassi, la poesia epica e il pensiero politico di Miklós Zrínyi, i punti salienti del discorso culturale italo-ungherese. I suoi più recenti interessi scientifici si rivolgono al rapporto fra Bibbia e letteratura, all’interazione di mito, parola e storia delle idee in ambito danubiano, alla letteratura ungherese di Transilvania, alle varie forme di intertestualità che legano tanta produzione della modernità e della post-modernità ungheresi alle letterature europee occidentali e centro-orientali.