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Du bald Kaputt allinea «i dettagli che non si trovano nei libri di storia». Sono schegge di memoria diverse: l’illusione di poter ricuperare un giorno un soprabito, lo sforzo di «contenere il diagramma delle emozioni in una linea il più possibile piatta», l’incubo della ronda che «percorreva il Revier disegnando una spirale con cerchi sempre più stretti (falchi pronti a scagliarsi sulle prede)», l’amico imbianchino che chiede aiuto e di cui Bruno non riesce a ricordare viso e nome, il sogno di riposare a Contovello e la storia di quel nome e di quel luogo. Leggendo questi frammenti si conosce e si capisce molto del Lager, ma in primo luogo si coglie una qualità narrativa dell’autore che molti degli amici credevano riservata alla poesia e alla corrispondenza personale.
Bruno Vasari (Trieste, 1911 - Torino, 2007) è arrestato il 6 novembre 1944 a Milano per attività antifascista. Detenuto nel carcere di San Vittore e poi nel campo di Bolzano, il 14 dicembre 1944 viene deportato a Mauthausen (numero di matricola 114119). Già dirigente dell’Eiar, continua la sua carriera nella Rai fino a ricoprire la carica di vice direttore generale. Membro del comitato esecutivo e poi presidente dell’Aned Piemonte, sezione di Torino, ha promosso una vasta attività culturale volta a preservare la memoria della deportazione e della Resistenza.
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