La parola libertà

Ricordando Ravensbrück
Curatore: Lucio Monaco, Presentazione di Maria Grazia Davali
Autore: Anna Cherchi
Isbn: 88-7694-753-1
Collana: Quaderni della Memoria
Non disponibile
Quick Overview
Ricordando Ravensbrück
La parola libertà
Maggiori Informazioni
ISBN88-7694-753-1
Numero in collana01
CollanaQuaderni della Memoria
AutoreAnna Cherchi
CuratoreLucio Monaco, Presentazione di Maria Grazia Davali
PagineXXVIII-102, 12 tavv. di ill. f.t. dvd allegato
Anno2004
In ristampaNo
DescrizioneLa parola libertà
“E il dottore ha detto: “Fai una cosa: scrivi, quando ti succede quello: scrivi quello che ti viene in mente…” “Ma è un anno che io non son capace a scrivere...” “Tu scrivi, che poi... Intanto lasci scritto qualcosa! Poi, ci penserà chi riceve, chi prende in mano quello scritto! Ma se tu scrivi, probabilmente, poco per volta, viene che non sogni più...” E allora, ecco perché ho cominciato a scrivere. Perciò scrivevo un pezzo per volta, magari c’erano due o tre giorni che non riuscivo…Lo scrivevo a tratti, e allora ecco perché, magari, non ho scritto quello, non ho scritto quell’altro…” Tra le prime italiane deportate a Ravensbrück, l’autrice, nella sua lunga e intensa attività di testimonianza, aveva finora privilegiato (come mostra il DVD allegato al volume) la fisicità della parola, del dialogo diretto, della presenza sui luoghi, lasciando alla scrittura un ruolo personale e privato. Ma queste sue memorie, pubblicate a trent’anni dalla loro stesura, completano e fissano in modo incisivo il ritratto di una testimone che ha sempre lottato perché la deportazione non venga dimenticata, banalizzata o confusa. E aggiungono un’ulteriore tessera al complesso universo della Resistenza e della deportazione femminile italiana.
Anna Cherchi Ferrari (1924), partigiana, viene catturata in combattimento nel marzo 1944. Deportata a Ravensbrück e immatricolata col n. 44145, sarà successivamente trasferita al sottocampo di Schönefeld, per essere infine liberata dai russi durante la marcia di evacuazione. Nel dopoguerra ha vissuto a Torino, svolgendo un’intensa attività di memoria e di testimonianza a fianco dell’ANED-Piemonte.