La visione di Tungdal
ISBN | 88-7694-308-0 |
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Numero in collana | 03 |
Collana | Gli Orsatti / ISSN 2283-2025 |
Curatore | Margherita Lecco |
Pagine | 112 |
Anno | 1998 |
In ristampa | Sì |
Descrizione | La visione di Tungdal |
La Visione di Tungdal (XII secolo) rientra nel novero delle opere che testualizzano un’esperienza (“reale” o compiuta attraverso il sogno o l’estasi) del mondo posto al di là del nostro mondo. Diffusi in ogni cultura, in Oriente come in Occidente, sin dall’alba del pensiero umano, i racconti sull’Aldilà sono elaborati per fornire una descrizione del cammino che si deve compiere attraverso il paese della morte, cui viene quasi sempre aggiunta l’idea di un castigo o di una ricompensa per la condotta che si è tenuta durante la vita. Per questo il viaggio nell’Oltremondo si traduce nel susseguirsi di una serie di luoghi fantastici e strani, che, avendo un valore etico, ma anche consolatorio, prendono avvio come un primo passaggio infernale, dove si descrivono le pene dei dannati, per procedere poi verso la dolcezza dei siti paradisiaci, promessa di speranza e amori eterni. Di questa letteratura, nella particolare versione data dal Medioevo occidentale, la Visio Tungdali è una delle traduzioni più coerenti, ed insieme una delle meglio costruite dal punto di vista letterario, tanto da lasciar trasparire una qualità non puramente esemplare, ma schiettamente narrativa. Tungdal non è più solo nesso per raccontare i vari momenti del viaggio, ma assume i tratti di un personaggio progressivamente più autonomo e attivo. Il suo itinerario vale come rappresentazione del viaggio, visto come esperienza interiore, fatta di timore e poi di gioia e rassicurazione di fronte all’inevitabilità della morte.