Nel Cinquecento, che è l’epoca del Petrarchismo più fedele al modello trecentesco, non sorprenderà scoprire come i poeti si preoccupino di compaginare i testi in un disegno che non guarda soltanto alla tradizione lirica volgare e che nel proporre un’immagine dell’autore non rinuncia a perseguire un’armonia complessiva dell’insieme. Una poesia, insomma, più attenta alle strutture del ‘libro’ e meno frammentaria di quanto non si sia abituati a pensare sulla scorta di tradizioni critiche non più vive ma ancora attive.
I saggi qui raccolti analizzano alcuni casi esemplari, a partire da quello principe del Bembo, e ricostruendo alcuni passaggi storici significativi additano la varietà dei modelli utilizzati nell’elaborazione della lirica cinquecentesca, tesa fra ossequio alla tradizione e originalità dell’impianto.
Simone Albonico (1961) insegna Filologia italiana all’Università degli Studi di Pavia.