L’urgenza di scrivere

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978-88-6274-433-1
16,00 €
Pericoli e poteri della scrittura
Autore: Simone Cantino
Isbn: 978-88-6274-433-1
Collana: Studi e ricerche / ISSN 2723-8954
Quick Overview
Pericoli e poteri della scrittura
L’urgenza di scrivere
Maggiori Informazioni
ISBN978-88-6274-433-1
Numero in collana113
CollanaStudi e ricerche / ISSN 2723-8954
AutoreSimone Cantino
PagineVI-196
Anno2013
In ristampaNo
DescrizioneL’urgenza di scrivere
Introduzione • Cap. 1 L’urgenza della scrittura • Cap. 2 Il corpo della scrittura • Cap. 3 Eccessi della scrittura • Cap. 4 La scrittura del corpo • Cap. 5 La scrittura del massacro • Cap. 6 La scrittura del desiderio • Cap. 7 Contro il Verbo • Cap. 8 Pericoli e magia della scrittura • Conclusione • Bibliografia principale • Bibliografia secondaria
Perché si scrive? Gli scrittori qui presi in esame intendono l’atto della scrittura come l’inevitabile conseguenza di un’urgenza interiore inspiegabile e misteriosa. Per loro affrontare questa necessità fisiologica della scrittura comporta dei rischi, sia fisici sia psichici, in quanto scrivere è inserirsi in un cono d’ombra, interloquire con l’immaginario e forse rendere reale, attraverso un’indagine che è posta sul confine tra agnizione e invenzione, ciò che di oscuro e inaccettabile in noi dimora. Lo scrittore è quindi diverso dagli altri uomini, è colpevole di scrivere, ma non può farne a meno. La sua condizione è precaria e ibrida, sospesa tra salvezza e condanna, in quanto scrivere è sempre scegliere, consapevolmente, di abitare i bordi del reale, rischiando di precipitare in quell’abisso magmatico e pericoloso che proprio lo scrittore genera. Scrivere è quindi un’attività pericolosa e magica che pone chi l’intraprende su un limite, luogo proprio dello scrittore, posto tra creazione e colpa, tra rivelazione e caos, tra grazia e follia. Scrivere è l’atto che può conferire allo scrittore l’unica vera immortalità, per quanto cercare (ed eventualmente ottenere) l’immortalità significa porsi al di là, al di fuori dell’umano; e se scrivere è sempre “essere dalla parte del male”, allora tale “lavoro” che si svolge nelle tenebre può, in alcuni casi, trasformarsi in preghiera e auspicare in maniera paradossale il silenzio, la procurata possibilità di smettere di scrivere, di smettere di abitare l’inferno della scrittura.

Simone Cantino si è laureato in Culture Moderne Comparate con Barbara Lanati e Stefano Giovannuzzi presso l’Università degli Studi di Torino. Attualmente sta terminando il dottorato in Letteratura e Cultura Europea presso l’Istituto di Scienze Umane (SUM) a Roma sotto la supervisione di Nadia Fusini.