Le lacrime di Minerva

Questo libro studia un periodo della storia del teatro che vede affermarsi la “seconda generazione” degli autori di teatro del nostro Rinascimento. Si tratta della stagione a cavallo tra la fine del Rinascimento e l’inizio del Manierismo e l’autore mette in rilievo i mutamenti epistemici che cominciano ad insinuarsi tra le pieghe della scrittura drammaturgica. Partendo dalle opere intellettualmente impostate e sperimentali di Machiavelli e Ruzante, contrapposte al teatro più disimpegnato di Ariosto, l’autore svela le ragioni della divaricazione ideologica che porterà negli anni Quaranta del Cinquecento al trionfo del teatro di matrice ariostesca. Protagonisti di quest’epoca di passaggio sono soprattutto Pietro Aretino e Sperone Speroni, ma, accanto e in opposizione ai due intellettuali, si muove una vasta schiera di drammaturghi (Angelo Leonico, Andrea Calmo, Gigio Artemio Giancarli, Giovanni Battista Giraldi “Cinthio”), che in modo originale contribuisce all’elaborazione delle idee e dei soggetti che daranno il via al nuovo corso del teatro italiano del Cinquecento.