«Al carbon vivo del desio di gloria»

Retorica e poesia celebrativa nel Cinquecento
Autore: Luisella Giachino
Isbn: 978-88-6274-022-7
Collana: Contributi e proposte ISSN 1720-4992
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Retorica e poesia celebrativa nel Cinquecento
«Al carbon vivo del desio di gloria»
Maggiori Informazioni
ISBN978-88-6274-022-7
Numero in collana70
CollanaContributi e proposte ISSN 1720-4992
AutoreLuisella Giachino
Pagine226
Anno2008
In ristampaNo
Descrizione«Al carbon vivo del desio di gloria»
Premessa • Tavola • «Quid egi vivit vivetque semper». Cosimo I principe ideale della Controriforma attraverso le orazioni funebri. • «Lagrime scritte, in cui Giulian rimbombe». Il Mausoleo per Giuliano Goselini. • La mitologia degli dei terreni: le rime della stampa Marchetti del Tasso • Tra celebrazione e mito. Il Tempio di Cinzio Aldobrandini. • «Come la seppia che nel suo inchiostro si asconde». Il Canzoniero di Gregorio Comanini • Indice dei nomi
Principi e poeti sono i tipi umani consegnati all’immortalità dalla celebrazione letteraria presi in esame in questo volume, dove sono indagati alcuni dei modi con cui il discorso epidittico si esprime nel secondo Cinquecento. I funerali di Cosimo I, celebrati in effigie nella chiesa di San Lorenzo nel 1574, segnano una tappa cerimoniale decisiva nella Firenze medicea. Fondamentale per capire come retorica e celebrazione si saldano alla storia e all’ideologia è il vasto corpus delle orazioni funebri scritte per il granduca, “uomo perfettissimo per quello che si aspetta alla persona di un principe”, che ci restituiscono, fra ritratto e apoteosi, un Cosimo vivo e spirante, anche attraverso la rielaborazione dei contenuti politici, iconografici e simbolici del suo lungo regno. Molto praticata nel Cinquecento è anche la metafora dell’edificio in versi, qui studiata in due momenti cruciali: il Mausoleo per Giuliano Goselini, significativo esempio di un Petrarchismo in gramaglie, edificato su una poetica degli affetti, che celebra la morte di uno dei letterati più in vista della Milano spagnola; e il Tempio in onore di Cinzio Aldobrandini, straordinario mecenate e protettore del Tasso. Merito del libro è poi la riscoperta del singolare Canzoniero di Gregorio Comanini, che evidenzia la crisi della forma canzoniere e la bonifica del genere lirico in senso sacro e morale.
Luisella Giachino è ricercatrice di Letteratura Italiana all’Università di Torino. Si è occupata di letteratura del Seicento: lirica, poema cavalleresco (La Roccella espugnata di Francesco Bracciolini), romanzo (l’Eudemia dell’Eritreo, Il prencipe Nigello di Guidubaldo Benamati). In ambito cinquecentesco ha studiato le Rime di Isabella Andreini e le Rime spirituali di Agostino Caccia. Nel 2002 da Olschki ha pubblicato Giovan Leone Sepronio tra lusus amoroso e armi cristiane; per le Edizioni dell’Orso è uscito il volume “Amore è Maggio che non corre a verno”. Cinque saggi su lirici barocchi (2003). Collabora al “Giornale Storico della Letteratura Italiana”, a “Studi Secenteschi” e alla “Rassegna della Letteratura Italiana”.