Dodici studi

È la “marginalità” a unire i saggi raccolti in questo volume: ora degli autori considerati (Veronica Giuliani, Luisa Bergalli, alcune figure della cultura letteraria piemontese), ora delle opere prese in esame, che risultano secondarie all’interno di una produzione altrimenti di maggiore rilevanza (gli spazi periferici che Bettinelli e Denina hanno dedicato alle donne). Nel caso di Parini, è il punto di vista adottato che è di secondo piano, costituendo esso la riflessione, accessoria rispetto al suo pensiero complessivo, sulla figura femminile. Infine il tema della liaison, la cui natura ibrida, di territorio di confine fra costume e letteratura, è evidente. L’ultimo capitolo considera l’“altrove” cronologico del Parini personaggio di certa narrativa ottocentesca; mentre di Alfieri prendo in esame due aspetti che lo “dislocano” geograficamente: da un lato il debito contratto nei confronti di Mirabeau per quanto riguarda l’elaborazione del concetto di tirannide, dall’altro la sua fortuna in Austria. È risultato fecondo il concetto di margine, perché la sua natura di posizione decentrata ha permesso di portare alla luce differenze e alterità, aspetti accantonati o rimossi dalla critica. Nei casi migliori esso ha contribuito ad arricchire, quando non a riformulare, certi termini del dibattito settecentesco.