Giuseppe Baretti: Rivalta Bormida, le radici familiari, l’opera

Sku
88-7694-361-7
18,00 €
Atti del Convegno Nazionale (Rivalta Bormida, 6 settembre 1997)
Curatore: Carlo Prosperi
Isbn: 88-7694-361-7
Collana: Contributi e proposte ISSN 1720-4992
Quick Overview
Atti del Convegno Nazionale (Rivalta Bormida, 6 settembre 1997)
Giuseppe Baretti: Rivalta Bormida, le radici familiari, l’opera
Maggiori Informazioni
ISBN88-7694-361-7
Numero in collana44
CollanaContributi e proposte ISSN 1720-4992
CuratoreCarlo Prosperi
Pagine216
Anno1999
In ristampaNo
DescrizioneGiuseppe Baretti: Rivalta Bormida, le radici familiari, l’opera
Introduzione del curatore • G. L. Rapetti Bovio della Torre, Baretti, Rivalta Bormida e le radici familiari • G. Bárberi Squarotti, Baretti: in rima, anzitutto il Berni • W. Spaggiari, Preistoria del Baretti: le Piacevoli poesie e la scuola di Girolamo Tagliazucchi • G. Ponte, Giuseppe Baretti traduttore del Cid di Pierre Corneille • C. Prosperi, Le “Lettere familiari” di G. Baretti ovvero la sfida dell’uniformità • V. Boggione, La frusta di Arcadi e Barocchi • F. Pevere, Le maschere di Aristarco. Inserti dialogici e letterari nella “Frusta” • I. Crotti, Baretti recensore di Goldoni • C. Bracchi, La civiltà italiana nella prosa inglese di An Account • B. Zandrino, Smascherare Voltaire: il Discours di Giuseppe Baretti • L. Gallareto, L’eredità di Baretti in Augusto Monti e nella cultura torinese del primo Novecento • S. Rotta, Baretti a Genova • I. Gallinaro, Verba loquor socianda chordis. Giuseppe Baretti e la musica
Il volume raccoglie gli atti del convegno barettiano che si è tenuto a Rivalta Bormida nell’estate 1997. I contributi qui riuniti, oltre a mettere a fuoco i rapporti dello scrittore con il paese dei suoi padri, prendono in esame molteplici aspetti della sua produzione letteraria: dalle giovanili rime “bernesche” alla traduzione di Corneille, dalle Lettere familiari alla Frusta letteraria, dagli scritti inglesi al Discours sur Shakespeare et Voltaire. A chiusura del volume – che si avvale, fra l’altro dell’apporto di illustri studiosi (da Giorgio Bárberi Squarotti a Giovanni Ponte, da Salvatore Rotta a William Spaggiari, da Ilaria Crotti a Barbara Zandrino) – non mancano stuzzicanti indagini sulla “fortuna” piemontese di Giuseppe Baretti e sul tema, finora poco esplorato, delle sue idee sulla musica e in particolare sul melodramma. Dal quadro, variegato e composito, vien fuori l’immagine di un personaggio energico e risentito, che non disdegnava di confrontarsi da pari a pari con i migliori ingegni dell’epoca.