Edipo dopo Amleto

Sku
978-88-6274-402-7
16,00 €
Autore: Valter Boggione
Isbn: 978-88-6274-402-7
Collana: Contributi e proposte ISSN 1720-4992
Edipo dopo Amleto
Maggiori Informazioni
ISBN978-88-6274-402-7
Numero in collana78
CollanaContributi e proposte ISSN 1720-4992
AutoreValter Boggione
PagineVI-170
Anno2012
In ristampaNo
DescrizioneEdipo dopo Amleto
Premessa • 1. «Cose che fanno impallidire la reggia di Micene»: la tragedia moderna di Moravia • 2. «Una fatalità terribile che pesa su di noi»: Paola Drigo, dal positivismo verso il mistero • 3. «Il dubbio» e «l’orrore consueto»: l’inchiesta impossibile di Fortunato Seminara • 4. Il borghese alla guerra: Mario Lattes e la grande vacanza • 5. La mancanza «di qualcosa di necessario»: Italo Cremona tra il comune e il meraviglioso •Indice dei nomi
Lo strappo nel cielo di carta del teatrino di marionette automatiche descritto da Pirandello nel Fu Mattia Pascal sembra sancire, con la trasformazione di Oreste in Amleto, la fine del genere stesso della tragedia nel mondo moderno. In realtà, il sentimento del tragico non muore, ma migra in altri generi letterari e si intreccia con le nuove teorie antropologiche, sociologiche, mediche, politiche, spesso confrontandosi con il discorso pirandelliano. Così per il darwinismo e la tabe ereditaria in Paola Drigo; per la condanna socialista del capitalismo e della competizione sociale in Fortunato Seminara; per l’esistenzialismo come filosofia dell’impossibile libertà in Mario Lattes, per l’antropologia della violenza originaria in Italo Cremona. L’eroe tragico novecentesco si configura come un moderno Edipo, cui la consapevolezza e la perdita di innocenza preclude la possibilità stessa dell’accecamento. Esemplari, in questo senso, le tragedie di Moravia, Beatrice Cenci e Il dio Kurt, che rappresentano un caso limite, nel recupero degli archetipi classici, delle unità aristoteliche, del registro sublime. Lungi dal consentire alla steineriana morte della tragedia, dopo la seconda guerra mondiale e la persecuzione razziale, Moravia intende porre i fondamenti di una tragedia moderna dai più terribili orrori, «cose che fanno impallidire la reggia di Micene», in quanto il tragico si dilata dall’esperienza del singolo alle masse e viene a fondarsi su una necessità di ordine non più esteriore, ma interiore, legata al motivo del peccato originale. La psicanalisi freudiana, Sartre e Nietzsche costituiscono i presupposti teorici di un teatro che non è della crudeltà, come pure è stato detto, ma della logica ad oltranza e dell’analisi.

Valter Boggione (Alba 1966) insegna Letteratura italiana all’Università di Torino. Ha scritto soprattutto sulla poesia secentesca, su Alfieri, su Manzoni e Tommaseo, su Gozzano e i crepuscolari, sui pittori-scrittori torinesi e su Fenoglio, sulle questioni legate all’intertestualità letteraria. Tra i suoi lavori, l’edizione delle Poesie e tragedie di Alessandro Manzoni (UTET 2002) e La sfortuna in favore. Saggi su Fenoglio (Marsilio 2011); l’ultimo volume uscito è Il tempo della Tirannide (FrancoAngeli 2012). In questa stessa collana ha pubblicato Poesia come citazione: Manzoni, Gozzano e dintorni (Edizioni dell’Orso, 2002). Si è occupato anche di storia della lingua, con un Dizionario storico del lessico erotico italiano e un Dizionario dei proverbi, più volte ristampati (Longanesi, TEA, UTET, Garzanti).